mercoledì 31 gennaio 2007

Gli ostacoli del cuore

Come dice Aldo: "Maledetto Liga. Ascolti una sua canzone e pensi: tutto qui? Poi te la ritrovi
incollata nella testa e nell'anima". Già, d'altronde quando si scrivono e cantano parole come
"C'è un principio d'ironia nel tenere coccolati i pensieri più segreti e trovarli già svelati e a parlare ero io: sono io che li ho prestati. Quante cose che non sai di me, quante cose che non puoi sapere, quante cose da portare nel viaggio insieme. C'è un principio di allegria fra gli ostacoli del cuore che mi voglio meritare anche mentre guardo il mare, mentre lascio naufragare un ridicolo pensiero" come facciamo a non cascarci? E in più cantati dalla bellissima voce di Elisa. Una delle canzoni del 2007, volenti o nolenti.

domenica 28 gennaio 2007

Giovanni Allevi dal vivo

Ieri sera storico (almeno per me) concerto di Giovanni Allevi al Teatro Politeama. Mi sono emozionato come raramente mi è successo a un concerto. La musica di GA tocca delle corde molto delicate e molto "in profondità", in una terra-di-nessuno che chiamerei Musica Assoluta, nè classica, nè jazz, nè colta, nè leggera. Toccante, a tratti esaltante. Quando ha suonato Come sei veramente (nota come spot della BMW) lacrime agli occhi di molti. Mio fratello lo ha visto piangere durante l'esecuzione di un brano...Inoltre lui è un tipo pazzesco, ipersensibile, simpaticissimo, goffo ed elevato allo stesso tempo (assomiglia a Joey Ramone!): le sue presentazioni dei brani di Joy (ultimo bellissimo cd) erano spassose ma anche colte. Il pubblico (pienone) gli ha tributato un trionfo di applausi. Uno che alla fine ringrazia i tecnici e le maschere del teatro...Aggiungo che con me c'era mio figlio Alessandro: penso che questo concerto gli resterà impresso per sempre (tra l'altro lui sta imparando a suonare il piano). Chissà che non gli faccia lo stesso effetto che ebbe su di me il concerto dei Ramones a Milano nel 1980. Forse dovrei sperare di no, eh? O forse sì: ieri sera si volava alti davvero, con l'anima.

domenica 14 gennaio 2007

Che babbo speciale!

Il seguente scritto è un tema di mio figlio Alessandro, classe 1997. La foto a fianco è invece di Matteo, classe 2001. Essere un buon padre è una delle più grandi soddisfazioni della mia vita, è proprio vero che i figli danno un senso, un significato diverso alla vita. Vita che, senza di loro, sarebbe piuttosto deprimente, certo più rilassante e meno impegnativa, ma chi non ha figli non può capire. Aggiungo che nei momenti di tristezza e disperazione i figli ti riportano in carreggiata, quando vorresti o stai per deragliare o saltare giù dal treno che attraversa un brutto paesaggio.
Oggi voglio descrivere una persona molto speciale che mi sta sempre accanto, durante le mie difficoltà:esatto, è mio padre. Mio padre ha 42 anni ed è del segno del leone. Tanto per incominciare mio padre è abbastanza alto e di corporatura abbastanza esile anche se lui dice di essere ciccione. I capelli sono neri come la pece e molto ricci anche se lui mette il "gel". Sulla fronte ha una cicatrice da quando era bimbo perchè era caduto dalle scale col triciclo. Gli occhi sono marroni e hanno dovuto sopportare un intervento per migliorare la vista. La forma della testa secondo me è leggermente rettangolare ma non quadrata come quella di mio fratello. Le sue braccia sono lunghe come un cuscino che abbraccia molto volentieri perchè lavora molto. Le mani di mio padre non sono curate perchè lui come me si mangia le unghie, ed insieme stiamo cercando di smettere. Le gambe come il resto del corpo sono slanciate talmente tanto che prima andava coi suoi amici a giocare a calcio, anche se non molto spesso, poi papà si è fatto male alla schiena e quindi non c'è più andato. Il carattere di mio padre è gentile come un cucciolo, spiritoso come un comico e buono come una coccinella ma anche furbo come una volpe. Gli hobby di mio padre sono suonare e scrivere ma la cosa che gli piace di più è badare a noi, a meno così credo io. Mio padre ha anche suonato con tante "band" e qualche volta andava in TV! Ha anche fatto suonare a Matteo la sua chitarra ma lui suona solo il "pasticcese"! Che babbo speciale. (Alessandro Zaio, gennaio 2007)

sabato 13 gennaio 2007

Odio e amore di classe









Ha sollevato un polverone (soprattutto nella cosiddetta sinistra genovese) la citazione di Sanguineti sull'odio di classe che va ripristinato, insieme alla coscienza, sempre di classe. Ma perchè? Forse ha toccato qualche nervo scoperto, qualche coda di paglia? Innanzitutto era una citazione, credo da Marx, o Benjamin, la parola "odio" fa un po' paura (a me però fa più paura e ribrezzo Berlusconi quando parla di "amore", altro che), forse era meglio usare altri termini (rivalsa, antagonismo, rivincita), ma comunque: davvero le classi non esistono più, volemose bene, sfruttati e sfruttatori, poveracci ed evasori, liberi tutti?
Ho la sensazione che il Prof prenderà più voti del previsto, anche se la Vincenzi è imbattibile. Sarà comunque un segnale di malcontento verso quello che fu il PCI, che ormai sembra un partito-azienda pure lui, lontano dalla gente qualunque. La poesia al potere!

Sarà la mia musica che gira intorno...

...quella che non ha mai avuto un futuro, o sarò io che ho nella testa un maledetto muro? Il 2007 farà girare nella mia testa ma forse anche nelle orecchie altrui parecchia musica mia: già i Ramoni, in fondo, sono una cosa mia, almeno all'origine, e l'essere stato acclamato sul palco l'altra sera, beh, è stato commovente, quanto meno. Poi c'è la ristampa della mitica cassetta dei Crapping Dogs: entro l'estate dovrebbe uscire il cd a cura della FOAD records di Torino (quindi forse faremo una reunion per presentarlo dal vivo qualche volta, se non ci sentiamo e soprattutto vediamo troppo vecchi-patetici a fare punk e hardcore a 45 anni). Poi c'è il mio disco solista (anzi: solipsistico) sulle poesie di Pavese autorizzato Einaudi: sono stato contattato dalla Fondazione Pavese per un concerto a maggio nell'ambito di una mostra di mail art (?!) a Santo Stefano Belbo (il paese natale di CP), e anche da una casa cinematografica che sta producendo un documentario su CP. Sto reclutando un paio di musicisti per suonare dal vivo anche al Festival di Poesia di Genova, ero invitato già l'anno scorso. Ci sono altri tre progetti nell'aria: un cd di versioni acustiche "nude" di canzoni dei Joy Division tradotte in italiano, una collaborazione con la Flavia Ferretti su Emily Dickinson, e una collaborazione con Massimo Chinelli, che ha pensato bene di tradurre e riarrangiare quel gran disco di Nick Cave intitolato "The boatman's call".
Troppa roba, troppa acqua in pentola, eh? Forse sì. Qualcosa succede, comunque, quest'anno, nella mia musica. Nonostante il muro in testa di Fossati. Come i treni a vapore, in questi posti davanti al mare :-)

domenica 7 gennaio 2007

I Ramoni al Milk

Sono riuscito ad esserci, nonostante la coda all'ingresso (che ha stroncato il vecchio Marco Putro Ramone), nonostante tutto: concerto memorabile dei Ramoni, ieri al Milk. Dria, che ho ribattezzato "Poisoned heart", era meno rock'n'roll del previsto, ma sempre ottimo frontman. Drittu aveva un suono che sembrava campionato, perfetto. Francu è una bestia, sempre più vicino a Marky. Grandi. Quando Dria ha brandito la mazza da baseball su "Pesta u figgieu" (= Beat on the brat) ho avuto un'illuminazione sul concetto di rock=pericolo che esporrò in altra sede. Gimme danger, little stranger...Mi hanno pure acclamato, in quanto "fondatore" di questa specie di leggenda metropolitana, che emozione...Prossima volta: parrucca, maglietta dei Motorhead, cartello Gabba gabba Samp, ha ha ha.
Grazie ragazzi, Joey-Johnny-Dee Dee-il sottoscritto (per quanto ancora vivente) vi benedicono.

venerdì 5 gennaio 2007

Quale musica in libreria?

Pausa-pranzo al cinese, in sottofondo musica latinoamericana: digerisco malissimo (peggio del solito). Giretto in meganegozio di abbigliamento, R’n B e hip hop tamarro: scappo. Entro nella libreria più fornita della città e mi becco Renato Zero e gli 883, alla faccia del “tempio della cultura”. Non c’è scampo, a meno di rinchiudersi le orecchie in un Ipod/walkman: la musicaccia ci perseguita ovunque, non solo alla radio e alla tv. Ora, se è vero che la musica “di sottofondo” caratterizza e valorizza l’ambiente in cui la si ascolta, quale è la musica giusta per una libreria? Dato che (purtroppo) Brian Eno non ha ancora fatto “Music for bookshops” né “My life in the bush of books”, il dilemma è annoso e anche importante, sia per la quotidianità dei librai, sia per i clienti/lettori che devono starci bene anche loro, in libreria, sia per l’immagine della libreria stessa. Un tempo, quando si usava la filodiffusione (esiste ancora?) era quasi d’obbligo la musica classica, col rischio di beccarsi messe cantate, canti gregoriani o peggio ancora musica dodecacofonica irritante. Poi si è passati al jazz (niente free, ovviamente), per tirarsela da raffinati/colti, però due palle così, dopo tre o quattro ore. Allora si è arrivati alla musica leggera, per alleggerire l’ambiente di lavoro e andare incontro a una clientela più giovane. A questo punto mettere d’accordo i gusti e le esigenze di una ventina di persone sulla musica da ascoltare/subire per ore e ore è pura utopia, e se non c’è uno che “comanda” e si impone inizia fra i librai una guerriglia intestina a suon di cd messi e tolti, spaziando da Gigi D’Alessio ai Clash, con palese imbarazzo di clienti e colleghi.
Che fare, allora? Vorrei bandire un sondaggio almeno fra i lettori del Mucchio: “Quale musica vorreste/vi aspettate di sentire nella vostra libreria ideale? “. Mandatemi le vostre risposte via mail a beware@tin.it, la prossima volta vi racconto cosa se ne evince. Calcolate una programmazione media di otto ore. E abbiate un po’ di compassione, siate ragionevoli (per esempio no black metal, no fusion, no Renato Zero, grazie).
(Pubblicato sul Mucchio di gennaio 2007, rubrica "L'angolo del libraio". Questo articolo smuoverà qualcosa in quello che si ascolta nella libreria in cui lavoro? Dubito fortemente, ma staremo a vedere. Anzi: a sentire)

mercoledì 3 gennaio 2007

Buon viso a cattivo gioco


Niente fa più incazzare i nostri nemici, alias quelli che ci rendono la vita difficile, brutta e noiosa, di un bel sorriso, soprattutto quando sono lì che aspettano il tuo passo falso, il tuo errore, o quando ti stanno boicottando/danneggiando di nascosto. Niente. Niente è più disarmante di un sorriso, un atteggiamento di allegria, il senso dell'umorismo, dell'ironia e dell'autoironia. Com'era quello slogan? Una risata li seppellirà, no? E se non li seppellirà, perlomeno ci saremo divertiti, non ci saremo fatti del sangue marcio (che danneggia anche la salute). E "loro" ci patiranno, anche se ci daranno del coglione/perdente/inetto/ingenuo/fregato. Bisogna coltivare, direi salvaguardare il sorriso, il senso dell'umorismo, di questi tempi. E' una forma di autodifesa contro i vampiri psichici. Abbiamo molte ottime ragioni per essere contenti, magari non felici, ma almeno allegri. Senza complessi di superiorità, per carità. Ma agli stronzi noi gli ridiamo in faccia pensando (a volte dicendo come per scherzo) "Ma perchè siete così stronzi?".
Sembro paranoico? Ma no. Mi sto divertendo un sacco. O almeno mi impegno. Voi no?